Project
L'idea progettuale
Le navi della flotta mercantile mondiale non si disperdono nel vasto oceano. Al contrario, la maggior parte di esse si concentra su alcuni percorsi molto specifici per collegare i principali poli economici del pianeta o le aree di estrazione delle materie prime con le aree di consumo. In totale, questi percorsi formano fasci di alcune decine di chilometri di larghezza mentre la loro lunghezza può essere di diverse migliaia di chilometri, collegando un continente all'altro. La concentrazione delle navi su queste rotte materializza le rotte marittime che, situate principalmente in acque internazionali, sono aree soggette al principio della libertà di navigazione.
L'80% del commercio internazionale è tra Europa, Nord America e Asia orientale. Ciò si traduce in un'autostrada marittima est-ovest che collega questi hub attraverso tre segmenti: transatlantico, transpacifico ed Europa/Asia orientale. Quest'ultimo è senza dubbio il più sensibile. In effetti, al flusso di merci trasportate dalle navi portacontainer si aggiungono flussi di petrolio dal Medio Oriente, che da soli rappresentano il 30% della produzione mondiale di petrolio e oltre il 40% delle esportazioni mondiali. In questo segmento si trovano lo stretto di Hormuz, lo stretto di Bab-el-Mandeb, il canale di Suez e lo stretto di Malacca. Questi quattro punti di attraversamento, essenziali per il traffico marittimo globale, si trovano lungo la nuova Via marittima della seta disegnata dalla Cina nell’ambito del progetto One Belt One Road. Gli estremi ideali di questa nuova rotta marittima sono a est i porti cinesi e a ovest i porti dell’Adriatico.
Il Progetto ha il fine di individuare i fenomeni che mettono a rischio la sicurezza portuale e la sicurezza marittima lungo la nuova rotta, indicando soluzioni possibili nel quadro della cooperazione sempre più stretta tra Cina e UE per la governance degli oceani e dei mari e per una più efficiente connettività tra i due blocchi economici.
Nella Declaration on the establishment of a Blue Partnership for the Oceans: towards better ocean governance, sustainable fisheries and a thriving maritime economy between the European Union and the People’s Republic of China, firmata il 16 luglio 2018, benché Cina e UE non indichino formalmente la sicurezza delle rotte commerciali internazionali tra gli obiettivi della loro partnership, di fatto delineano un quadro di cooperazione economica e preservazione delle risorse oceaniche che presuppone, tra l’altro, la necessità di garantire standard condivisi di sicurezza, adeguati alla navigazione internazionale marittima lungo le rotte commerciali internazionali.
La ricerca si articolerà lungo due assi portanti: le problematiche connesse alla sicurezza marittima e le problematiche connesse alla sicurezza portuale. In entrambi i profili di ricerca, le questioni giuridiche verranno considerate e analizzate alla luce delle innovazioni tecnologiche che stanno trasformando i concetti di sicurezza marittima e di sicurezza portuale.
La nozione di sicurezza marittima copre diversi elementi che incidono sulla libertà di navigazione, quali la capacità di contrastare le minacce poste dalla pirateria, dal terrorismo marittimo, dal traffico di stupefacenti, dal traffico di persone, dalla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, dalla proliferazione delle armi di distruzione di massa, dall'inquinamento marino, dalle necessità di salvaguardia di cavi e condotte sottomarine.
La nozione di sicurezza portuale riguarda diversi aspetti che incidono sulla tutela delle navi, dei passeggeri, dei lavoratori, degli impianti e delle infrastrutture portuali in senso stretto ma anche sul monitoraggio e sulla regolamentazione degli accessi e delle attività svolte all’interno dei terminal portuali da imprese operanti nel settore.
Ciascuno di questi ambiti verrà indagato sulla base di un approccio interdisciplinare al fine di fornire un’adeguata e approfondita descrizione dei problemi giuridici che emergono sia nell’ottica di una cooperazione tra Stati sia sul piano dei singoli ordinamenti nazionali coinvolti che devono affrontare la sfida rappresentata da nuovi modelli di sviluppo sostenibile, coniugato allo sviluppo tecnologico e tecnico in atto. Il fine ultimo del Progetto è quello di fornire strumenti giuridici innovativi per la pianificazione della sicurezza marittima e portuale lungo la nuova Via marittima della seta.
L’idea progettuale in oggetto si inserisce pienamente nella mission del CUSMAT che è quella di agire da promotore di attività di ricerca su temi collegati allo studio del diritto della navigazione (nei suoi aspetti storici, di diritto pubblico e privato, processuale e penale, comunitario, internazionale e comparato), ed in particolare del diritto marittimo, ivi compresa la disciplina normativa sul diritto del mare e la geopolitica degli spazi marittimi, la tutela dell’ambiente marino e costiero (difesa del mare, patrimonio culturale sommerso e aree marine protette), le problematiche relative alla gestione ed utilizzazione del demanio marittimo, la sicurezza della navigazione (maritime safety e maritime security) e la pesca marittima, il diritto della nautica da diporto, il turismo nautico e costiero e le crociere marittime.
Gli obiettivi della ricerca
Il Progetto si inserisce in un settore di ricerca ancora poco sviluppato, concernente l’iniziativa One Belt One Road, lanciata dal Governo cinese nel 2015, riguardante i rischi per la sicurezza portuale e la sicurezza marittima lungo la nuova Via marittima della seta che collega Europa e Asia orientale. Esiste una intrinseca interconnessione tra gli interessi dell’Europa e della Cina nel settore marittimo e il benessere, la prosperità e la sicurezza delle rispettive comunità. I traffici commerciali marittimi dipendono da acque internazionali aperte e sicure per il libero scambio, i trasporti, il turismo, la diversità ecologica e lo sviluppo economico. Non riuscire a proteggere i mari e gli oceani da una serie di minacce e rischi incombenti potrebbe trasformarli in spazi di conflitti internazionali, di atti di terrorismo o di criminalità organizzata.
Generalmente le questioni di sicurezza sono concepite dagli Stati come una garanzia per lo sviluppo dell’economia blu. Lo stesso Governo cinese ha cercato di indicare degli obbiettivi comuni la cui realizzazione è ritenuta necessaria per garantire la sicurezza lungo la nuova Via marittima della seta (v. il documento intitolato “Vision for Maritime Cooperation under the Belt and Road Initiative” del 20 giugno 2017).
Consapevoli che la cooperazione sempre più stretta tra Cina e UE per la governance dei mari e degli oceani e che le discussioni in seno alla “Piattaforma di connettività UE-Cina” potrebbero contribuire alla realizzazione di questi obiettivi e a migliorare l’efficienza della connettività tra Europa e Cina, il Progetto vuole contribuire all’esame delle problematiche connesse alla sicurezza marittima e alla sicurezza portuale lungo la nuova rotta marittima del XXI sec. In entrambi i profili di ricerca, tuttavia, le questioni giuridiche verranno considerate e analizzate alla luce delle innovazioni tecnologiche che stanno trasformando il concetto stesso di sicurezza in mare e ridefinendo le policy degli attori marittimi.
Il Progetto ha anche l’esigenza di inserirsi in un settore di ricerca più specifico, anch’esso ancora poco sviluppato, che è quello della cooperazione in materia di sicurezza marittima e portuale nell’ambito della regione adriatico-ionica, consapevole del fatto che, sul versante europeo, il bacino adriatico-ionico si configura come terminal marittimo imprescindibile per lo sviluppo dei traffici commerciali tra Europa e Asia orientale. In questa ottica, l’esame delle questioni connesse alla sicurezza marittima e portuale, solo marginalmente approcciate in termini di policy nell’ambito dell’Iniziativa adriatico-ionica o dalla Strategia dell’UE per la regione adriatico-ionica, verranno analizzate partendo dalle cooperazioni che gli Stati costieri di questo bacino hanno messo in essere o progettano di realizzare, su base bilaterale o multilaterale, e di come esse si coordinano, per ciò che riguarda la nuova Via marittima della seta, con l’azione più ampia dell’Unione europea e con gli obiettivi di gestione della sicurezza segnalati dalla Cina.
Le minacce alla sicurezza marittima sono molteplici. Tali minacce si ripercuotono in vario modo su diversi ambiti delle relazioni internazionali. Inoltre, i fenomeni di natura sociale, economica e ambientale, quali i cambiamenti climatici, il degrado degli ecosistemi marini e l’esaurimento delle risorse naturali che interessano le zone costiere, i mari e gli oceani degli Stati hanno conseguenze dirette e indirette per la sicurezza marittima. Il Progetto individua le seguenti minacce alla sicurezza marittima come ambito di indagine per i sui ricercatori:
- gli atti di pirateria marittima e le rapine a mano armata in mare aperto;
- la proliferazione delle armi di distruzione di massa, comprese le minacce di contaminazione chimica, biologica, radiologica e nucleare;
- il terrorismo marittimo e altri atti illeciti intenzionali perpetrati ai danni di navi, merci e passeggeri, porti e impianti portuali e infrastrutture marittime d’importanza strategica, compresi gli attacchi informatici ai sistemi di informazione;
- la criminalità organizzata e transfrontaliera, compreso il traffico di armi e di droga, il traffico di esseri umani per vie marittime, la pesca INN;
- le potenziali conseguenze per l’ambiente delle discariche illegali o dell’inquinamento marino dovuto a cause accidentali e le potenziali ripercussioni delle calamità naturali, dei fenomeni climatici estremi e dei cambiamenti climatici sul sistema di trasporto marittimo e in particolare sulle infrastrutture marittime;
- la necessità di salvaguardia di cavi e condotte sottomarine.
Data la complessità dei soggetti politici coinvolti e la moltitudine di strumenti legislativi a livello nazionale, dell’UE e internazionale, il Progetto intende agevolare un approccio intersettoriale alla sicurezza marittima, partendo dagli intendimenti che emergono dalla Declaration on the establishment of a Blue Partnership for the Oceans: towards better ocean governance, sustainable fisheries and a thriving maritime economy between the European Union and the People’s Republic of China, firmata il 16 luglio 2018. La costruzione della nuova Via marittima della seta può in questo senso essere un cantiere per soluzioni giuridiche e pratiche innovative frutto di una fattiva collaborazione tra due potenze marittime di rilievo mondiale quali l’Unione europea e la Cina. Il Progetto esaminerà pertanto i diritti e i doveri degli Stati in relazione ad un ampio spettro di minacce alla sicurezza marittima al fine di fornire copertura completa delle diverse dimensioni della sicurezza marittima e valutare in che modo le risposte alle preoccupazioni in materia dovrebbero rimodellare il diritto internazionale del mare, la normativa UE e le normative nazionali.
L’aspetto della sicurezza marittima è però intrinsecamente connesso con l’aspetto della sicurezza portuale. Lungo la nuova Via marittima della seta, l’incremento dei volumi di merci e di passeggeri può avvenire soltanto sfruttando al meglio il contesto organizzativo, normativo e tecnologico dei Paesi direttamente interessati al fine di realizzare un potenziamento delle infrastrutture portuali.
Le infrastrutture portuali costituiscono, da sempre, i centri di appoggio alla navigazione, fondamentali per l’organizzazione dei trasporti via mare. Esse nascono e si sviluppano per assolvere diverse funzioni tra le quali quella di garantire l’assistenza logistica necessaria per riparazioni e rifornimenti, la sosta delle navi, quella di facilitare le operazioni di deposito e movimentazione delle merci. I porti godono di una posizione privilegiata e assumono un ruolo essenziale all’interno del sistema logistico del trasporto in quanto realizzano il principale nodo di interscambio fra le rotte marittime e quelle terrestri sia commerciali che del traffico passeggeri. Come noto, i porti sono, nella quasi totalità dei casi, situati in prossimità delle città e, dunque, direttamente collegati alle grandi aree metropolitane e hanno una struttura organizzativa complessa in termini di attività e di operazioni che hanno una peculiare incidenza sulla sicurezza sia in termini di security che di safety.
L’impatto delle minacce ordinarie o straordinarie alla sicurezza portuale è particolarmente rilevante se si guarda ai dati: il 90% dei traffici commerciali esterni all’Unione europea e il 40% di quelli interni all’Unione europea avviene via mare.
L’impianto normativo sulla sicurezza portuale riguarda molteplici aspetti fra i quali emergono, in particolare, l’elevato traffico di beni, i mezzi e le persone coinvolti nella filiera marittima; le diverse modalità di trasporto internazionale dei beni dalla produzione alla destinazione finale; il numero elevato delle persone che operano nell’area portuale tra società di trasporto su gomma, compagnie navali, agenti marittimi, ecc. A livello internazionale gli Stati, consci delle difficoltà di definire una disciplina giuridica uniforme applicabile ai sistemi portuali in ragione delle peculiarità di ciascuna realtà portuale e nazionale, hanno comunque adottato una serie di misure tese a migliorare e rafforzare la sicurezza dei traffici marittimi, la salvaguardia dei passeggeri e di coloro che lavorano a bordo delle navi, dei marittimi a terra, dei terminal portuali. A livello europeo, la gestione della sicurezza portuale risente ancora di una disciplina non pienamente sviluppata, in cui i perni essenziali sono rappresentati dal regolamento (CE) n. 725/2004 in materia di sicurezza delle navi e degli impianti portuali e dalla direttiva 2005/65/CE in materia di sicurezza dei porti, lasciando un buon margine di discrezionalità agli Stati membri nella governance dei loro sistemi portuali e nella gestione delle minacce alla sicurezza.
Il Progetto individua le seguenti aree connesse alla gestione della sicurezza portuale come ambito di indagine per i sui ricercatori:
- la governance degli enti portuali e di Zone Economiche Speciali e Zone Logistiche Semplificate (ZES/ZLS),
- la sicurezza e la cyber security di navi, porti e infrastrutture portuali,
- lo sviluppo tecnologico della logistica portuale,
- la responsabilità civile nell’ambito della circolazione marittima,
- il rischio lavorativo nel settore marittimo-portuale,
- le ripercussioni sul sistema portuale di accessi non autorizzati a bordo di navi o la presenza di clandestini a bordo;
- le nuove tipologie di contratti commerciali nel settore marittimo.
Infine, l’attività di ricerca si concentrerà anche sul crescente interesse della comunità marittima sul diritto degli Stati costieri di bloccare l’accesso ai loro porti e sulle conseguenze giuridiche ed economiche che tali blocchi possono produrre per il commercio mondiale.
Alla luce degli ambiti di ricerca definiti, il Progetto avrà come obiettivo di verificare e registrare le evoluzioni normative e le soluzioni pratiche che possono spingere gli Stati a delineare un modello sempre più armonizzato di sviluppo dei sistemi di gestione della sicurezza portuale lungo le rotte commerciali internazionali e in particolare lungo la nuova Via Marittima della seta. In tal senso sarà monitorata la collaborazione tra Unione europea e la Cina in questo settore, in quanto un incremento di questa collaborazione sembra essere il volano per la realizzazione di poli produttivi e logistici di livello mondiale sempre più interconnessi, rappresentando modelli di best practice di cui altri attori marittimi, in altri contesti geografici, potrebbero usufruire.